La vicenda del Superbonus 110% incontra l’ennesimo ostacolo sulla sua strada. Dopo l’allarme sui fondi terminati, ora sale il rischio per i nuovi cantieri e anche per quelli già aperti.
In attesa di una soluzione legislativa, la priorità del Governo è consentire il completamento dei lavori già iniziati per due motivi principali: evitare il fallimento delle imprese coinvolte (33mila secondo i calcoli degli artigiani del Cna), con la conseguente perdita di posti di lavoro, e scongiurare spiacevoli situazioni per i contribuenti nel bel mezzo di una ristrutturazione.
Il futuro è sempre più incerto per l’agevolazione voluta dallo Stato. Sulla carta, rimarrà in vigore a pieno regime per i condomini fino alla fine del prossimo anno e con detrazioni fiscali più ridotte fino alla fine del 2025. Chi non ha ancora avviato i lavori è del tutto sconsigliabile dare il via all’iter procedurale per il Superbonus. Quest’ultimo può essere richiesto ancora fino al 30 giugno 2022, con una proroga al 31 dicembre per gli interventi svolti su edifici monofamiliari che, al 30 settembre, saranno completati almeno al 30%. Per garantire le detrazioni sulle future domande, però, la misura dovrebbe essere oggetto di un rifinanziamento.
Le banche si sono ritrovate sommerse dalle numerosissime richieste di cessioni di crediti edilizi, denunciando l’impossibilità di compensarli. La causa principale di questa situazione è il “vincolo di compensazione” che obbliga gli operatori ad avere crediti fiscali, come quelli edilizi, non superiori al livello di imposte e contributi versati dalla banca.