CONFAPI SICILIA si esprime sulla plastic tax e condividendo appieno la posizione di Unionchimica ribadisce con forza che la misura è ingiusta e non equilibrata e rischia di vanificare quanto il Governo sta promuovendo in materia di green economy.
In Confapi Sicilia diverse sono le aziende importanti che operano nel settore e che verrebbero penalizzate ingiustamente.
Questi provvedimenti ancora una volta non tengono conto di imprenditori che adottano misure intelligenti di economia circolare e Responsabilità Sociale di Impresa: una fra tutte Irritec di Carmelo Giuffrè, fiore all’occhiello dell’economia siciliana, altre realtà visitate dal presidente, Dhebora Mirabelli, e con la quale sono stati avviati dialoghi importanti sono realtà presenti in Sicilia orientale all’avanguardia in tema di investimenti in Ricerca e Sviluppo per promuovere la green economy.
“Si tratta di una tassa che, così come impostata, si fonda su una definizione non chiara di cosa si debba intendere per imballaggi monouso in materiale plastico. Ciò potrebbe determinare danni notevoli a tutto il settore, con lo spettro della chiusura definitiva di numerose imprese” ha commentato il Presidente di Unionchimica Delio Dalola.
“Inoltre – continua Dalola – l’export risulterà compromesso con il rischio di subire un arresto della domanda nel settore, con conseguente perdita di competitività che favorirà le imprese concorrenti europee e internazionali. Vi è inoltre l’ulteriore spettro di una contrazione della domanda interna che si ripercuoterà sulla forza lavoro. Bisogna trovare un metodo costruttivo per accompagnare le imprese verso strumenti innovativi di recupero e riciclaggio mediante soprattutto un rafforzamento delle attività dei consorzi di filiera”.
“La plastic tax – prosegue il Presidente di Unionchimica Confapi – costituisce indubbiamente una falsa partenza per l’economia sostenibile. È quanto di più lontano da una seria politica industriale tesa a favorire investimenti per ottenere la completa circolarità nel settore della plastica. La tassa penalizza proprio quelle imprese che lavorano correttamente e nel rispetto delle norme vigenti e non colpisce i reali responsabili di azioni inquinanti e degradanti per l’ambiente e per l’intero comparto produttivo. Chiediamo con forza – conclude Dalola – una revisione immediata del provvedimento auspicando che il Governo, come ha riferito il Viceministro all’Economia Antonio Misiani, sia effettivamente disponibile a ricevere proposte correttive delle parti sociali e delle associazioni di categoria”.