Mondo Confapi: il 25 Luglio a Roma dal Premier Conte per discutere di salario minimo

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Insieme agli altri vertici delle organizzazioni datoriali e sindacali più importanti, il Presidente di Confapi Maurizio Casasco è oggi convocato dal Premier Conte per discutere di riforma fiscale.

In un’intervista al Corriere della Sera il Presidente di Confapi ribadisce i rischi del salario minimo, ed in particolare le significative differenze con i Contratti Collettivi, che tutelano i lavoratori all’interno del contesto d’impresa e garantiscono un dialogo negoziale tra le parti. Il rischio, secondo il Presidente di Confapi, è quello del dumping contrattuale, cioè che si mettano da parte anni di battaglie dei corpi intermedi.

La proposta di Confapi, invece, è quella di partire dai rapporti di lavoro che si pongono completamente al di fuori del sistema dell’autonomia collettiva, come i riders e le professionalità sottopagate della gig economy e rivedere interamente la questione, per trovare una soluzione che sia migliorativa, in senso totale, dei sistemi di contrattazione collettiva.

Leggi l’intervista completa rilasciata dal Presidente Casasco al Corriere della Sera

L’intervento del Presidente Casasco si inserisce in un dialogo più ampio aperto con le istituzioni. Il Presidente aveva già interloquito con il Ministro Salvini lo scorso 15 Luglio al Viminale, sottolineando come ridurre il cuneo fiscale sia oggi prioritario per abbattere il costo del lavoro e permettere alle imprese di essere competitive.

Un primo passo – spiega in una nota della confederazione – può essere la detassazione degli aumenti retributivi definiti a livello di contrattazione nazionale e aziendale. Seguendo tale percorso, il gettito annuale dell’Inps non subirebbe variazioni rispetto agli anni precedenti, gli aumenti andrebbero direttamente a beneficio dei lavoratori, crescerebbero i consumi, la domanda e il mercato interno che è ancora molto importante per le nostre industrie. La semplificazione – continua Confapi – resta un tema cruciale perché non è pensabile che, ogni anno, un’azienda debba effettuare ben 89 operazioni tra dichiarativi, adempimenti e pagamenti fiscali. Le imprese molto spesso svolgono una mole di lavoro enorme per inserire dati che sono già in possesso della Pubblica Amministrazione: semplificare significa maggior efficienza e risparmio di tempo e costi.

Proposte concrete e realizzabili che abbracciano vari ambiti e con un unico intento: favorire crescita, sviluppo e lavoro e supportare le Pmi, spina dorsale della nostra economia.

Leggi l’articolo dedicato al tavolo di lavoro del Viminale sul Giornale