In Sicilia, il tasso di occupazione femminile è relativamente basso, appena un terzo della popolazione lavoratrice. Nella regione, nel 2023 il tasso di occupazione maschile si è attestato intorno al 58% e quello femminile al 32%. D’altra parte, la problematica della scarsa occupazione femminile si ripercuote sull’intera popolazione nazionale, e non solo in Sicilia. Basti pensare che se le donne rivestissero il pieno dell’occupazione, aggiungerebbero ben 100 miliardi di Pil (Prodotto interno lordo) in più.
“Manca un piano strategico sulle politiche del lavoro di ampio respiro – dichiara con fermezza Rosanna La Placa, segretario regionale della Cisl Sicilia -. Un piano che, attraverso rinnovate relazioni industriali partecipate, costruisca una nuova cultura del lavoro. Una nuova cultura, in cui Governo, sindacato e imprese attivino politiche coordinate. Quindi, nuovi impulsi per sviluppare la contrattazione aziendale sui temi della conciliazione vita-lavoro per uomini e donne, dell’organizzazione del lavoro e della formazione. Ma soprattutto – aggiunge la segretaria Cisl -, occorrono elementi che finalizzino gli incentivi alle imprese all’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, allo sviluppo di strumenti quali la certificazione di genere, l’introduzione della figura del diversity manager, nonché di una nuova responsabilità sociale d’impresa. Servono inoltre azioni di contrasto dei pregiudizi e degli stereotipi stratificati, che vogliono le donne lontane dagli studi in ambito scientifico – materie STEM – creando un vuoto di competenze proprio nei settori di maggiore sviluppo”.
Cruciale diventa, quindi, la capacità di individuare le opportunità di lavoro e le tendenze future per orientare politiche formative qualificate per le donne.
Anche le donne immigrate, sempre più presenti nel nostro Paese vivono sulla propria pelle il fenomeno del gender gap. La maggior parte di loro è impiegata nel settore del terziario. L’80 per cento lavora nell’ambito domestico. Il rimanente in quello agricolo.