“Chi fa teatro deve anche sottostare alle necessità di chi organizza il lavoro, dei teatri che fanno produzione e degli abbonati” è quanto dichiarato dall’attore, animatore e cabarettista siciliano Antonio Pandolfo in riferimento al periodo di pandemia. “Nel periodo caldo del Covid mancavano proprio gli abbonati. Chi svolge lavori di intrattenimento e spettacoli di varia natura, vive di assembramento. Chi fa spettacoli dal vivo ha bisogno di assembramento. Non è tanto un qualcosa che riguarda il singolo artista o chi sale sul palco, ma anche tutte le figure che stanno dietro le quinte, come chi si occupa di realizzare spettacoli dal vivo, coloro che montano le scenografie all’aperto, chi monta gli impianti e così via. Molta gente è stata ferma per tanto tempo e gli aiuti che sono arrivati sono veramente limitati rispetto alle potenzialità dei loro lavori”. Pandolfo rivela di aver dedicato il primo periodo di quarantena alla realizzazione di nuove produzioni teatrali. Nel corso dei mesi questo spirito intraprendente è venuto meno, subentrando la voglia di uscire dalla fase di forte incertezza e preoccupazione. Infatti “era complicato capire quando si poteva ripartire e non avevamo idea di quanto sarebbe durato il blocco lavorativo. La televisione e i servizi di streaming si sono mobilitati con maggiori produzioni e, ad esempio per Antenna Sicilia ho realizzato dei video da trasmettere in televisione, ma nulla di effettivamente paragonabile al vivere dentro il teatro e respirarne l’aria” continua Pandolfo. Al momento rivela che la situazione è un po’ cambiata, infatti sono ripartiti, seppur timidamente, gli spettacoli dal vivo. Per Pandolfo, la ragione della partenza lenta non è legata a regole da seguire ma al fatto che purtroppo il target di riferimento principale si preoccupa tutt’ora del livello di contagio del virus, pur essendo spettacoli all’aperto. Infatti, “il problema maggiore non è tanto quello che realmente sta accadendo quanto più quello che la gente percepisce. Sono rimasti dei residui di preoccupazione, anche se fortunatamente molti hanno voglia di uscire e rilassarsi”. In riferimento ad uno dei suoi personaggi, rivela che in realtà il “mi siddia” è internazionale. Per lui e secondo studi antropologici che gli sono stati dimostrati, l’uomo è tendente a questo modo di essere. “Non per fare di tutta l’erba un fascio, ma ciò che viene considerato come uno stereotipo siciliano, effettivamente si può riscontrare in giro per il mondo. Ho fatto questo personaggio anche a New York e questo pensiero, forse per un problema generazionale di apatia, è riscontrabile anche lì”. Non mancano gli appuntamenti a teatro con Antonio Pandolfo. Quest’estate girerà con lo spettacolo “Mi siddia”, ma anche per la commedia con Marco Manera e Marco Feo “Chi si salva è perduto” che comincia giovedì 30 giugno e termina il 3 luglio al teatro Agricantus di Palermo, e ancora in giro per le varie piazze siciliane con alcuni spettacoli in cui interpreterà diversi suoi personaggi. Inoltre, ad ottobre riprenderanno gli spettacoli al teatro di Palermo Agricantus con una commedia e a febbraio partirà un suo spettacolo inedito “Un divano per amico” ambientato nel periodo della pandemia. Alla nostra ultima domanda legata a cosa si augura per il futuro ha risposto che “per il mondo dello spettacolo, ma in generale per le nuove generazioni, mi auguro che si possa ritornare ad apprezzare gli spettacoli dal vivo, in qualsiasi sua forma, dal semplice karaoke in un bar, la discoteca, i concerti allo stadio, e il teatro della Verdura pieno. Che la gente torni ad uscire e le amministrazioni si prendano una cura diversa per la cultura. Che ci si stacchi dal cellulare e si ritorni a vivere meglio gli spettacoli dal vivo. C’è un mondo che deve lavorare ma soprattutto per la gente è meglio che si torni a questo tipo di attività. L’augurio per il futuro è che si possa sempre più trovare il piacere di partecipare ad intrattenimento e spettacolo dal vivo, anche il solo andare in spiaggia con la chitarra e cantare”.
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