«Bonus e mancette sono diventati la panacea di tutti i mali. Politicamente spendibili nel breve periodo, forse; ma del tutto insufficienti per costruire un modello di sviluppo reale dell’economia nel medio/lungo periodo». A dirlo è Raffaele Marrone, presidente di Confapi Napoli.
«Gli ultimi provvedimenti del governo nazionale sono francamente incomprensibili – aggiunge – perché distribuiscono a pioggia fondi che avrebbero potuto trovare diversa e ben più fruttuosa allocazione. Con l’arrivo del premier Mario Draghi, una personalità di caratura mondiale dell’economia, pensavamo di esserci messi alle spalle la stagione degli incentivi selvaggi promossi dall’esecutivo Conte. Purtroppo, non è così».
«Le Pmi vivono con incertezza questi mesi, nonostante la più volte sbandierata occasione rappresentata dal Pnrr – continua il leader delle piccole e medie imprese partenopee – Ci sono imprenditori che vorrebbero assumere, ma non sanno quali sono gli indirizzi del governo per i prossimi mesi. Non sanno che cosa accadrà. Vivere alla giornata non fa bene all’economia».
«Aiutare le fasce in difficoltà non solo è giusto, ma doveroso. Quel che manca, però, è un criterio valido, a nostro avviso, nella selezione delle priorità dell’agenda di governo e nella individuazione dei benefici dei singoli provvedimenti che assomigliano sempre più a dei tappabuchi. La recessione è alle porte. I costi delle materie prime sono schizzati alle stelle – sottolinea ancora Marrone – La spesa per l’energia è diventata insostenibile per alcune categorie. Di questo bisogna occuparsi oggi. E purtroppo il governo non sembra rendersene conto».
«Anche sul fronte del bonus edilizio, che ha innescato un circuito virtuoso nel mondo dell’edilizia, che ha trascinato, a sua volta, l’occupazione e i consumi, non c’è una parola definitiva. Il governo lancia segnali contraddittori: sarà abolito? Continuerà con ulteriori restrizioni? Ci saranno altre modifiche? Non si sa. Bisognerebbe invece immaginare una road map di sostegno alle imprese per aiutarle a uscire dalla palude in cui la pandemia prima e la guerra poi l’hanno trascinata».