Confapi è stata convocata, insieme a Confindustria, dal Ministro Giorgetti, per affrontare gli effetti sulle PMI dei rincari. Sul tavolo del Mise non passeranno inosservati i dati di Eurostat, rielaborati dalla Cgia di Mestre, che mettono in chiaro le distanze, in termini di aggravi, tra piccole e grandi imprese. Nel primo semestre del 2021 le piccole imprese hanno pagato 158 euro per megawattora di elettricità contro i 90 euro delle grandi imprese (+76%), e 54 euro contro 23 euro per il gas (+133%).
Considerando che la maggior parte delle PMI non è “energivora” secondo la definizione di legge, cioè non ha forti consumi energetici tali da impattare per più del 20% sul valore lordo della produzione, non può approfittare degli sconti esistenti da qualche anno. Le misure del governo Draghi hanno riguardato per lo più le famiglie. Per questa ragione si preannuncia un nuovo intervento per aiutare i settori in difficoltà con la quarta ondata di Covid.
Che sia interesse di tutti i partiti invocare un nuovo scostamento di bilancio per finanziare il taglio delle bollette, ma è difficile che ciò avvenga entro gennaio: per i tempi brevi dell’autorizzazione parlamentare con l’Aula impegnata nell’elezione del Presidente della Repubblica e per l’incognita conti pubblici da non aggravare subito ad inizio anno.
Sono diverse le ipotesi da considerare: dal contributo di solidarietà sulle società energetiche, soprattutto quelle del settore idroelettrico, alla sterilizzazione dell’Iva che lo Stato incamera su quegli stessi extra profitti. Un’altra ipotesi è attingere ancora dai proventi delle aste sulle quote di CO2, ma senza grandi cifre.