“L’invito di Zingaretti è un segnale di responsabilità e condivisione, che apprezziamo. Oltre le misure già in parte varate per le ‘zone rosse’ e gialle, bisogna lavorare insieme ad un vero e proprio un ‘Piano Marshall’ che con coraggio rilanci il nostro sistema industriale. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte, ma è necessario avere il sostegno di finanziamenti straordinari dall’Europa”. Così in una nota Maurizio Casasco, presidente di Confapi, Confederazione italiana delle piccole e medie industrie private, al termine dell’incontro con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.
“Il 90% delle Pmi sta subendo i contraccolpi del Coronavirus, un quarto di queste ha ridotto le attività di impresa. Sono numeri di una nostra indagine realizzata in queste ultime ore.”, conclude Casasco.
Confapi ha condotto in questi ultimi giorni un rapido monitoraggio su un campione significativo di aziende associate del Nord Italia, per verificare l’impatto del Coronavirus sul contesto economico produttivo. Circa il 90% delle imprese interpellate dichiara di subire i contraccolpi dell’emergenza sanitaria ed è convinto che le conseguenze permarranno anche nei mesi successivi. Di queste, il 25,2% lamenta l’interruzione delle normali attività d’impresa dovuta alla temporanea chiusura dei fornitori, all’annullamento di missioni, fiere e viaggi d’affari, alla preoccupazione dei clienti esteri sulla situazione italiana e, infine, alla difficoltà di reperire materiale sanitario adeguato (mascherine/guanti). Le principali criticità riguardano le consegne (39,4%) e gli approvvigionamenti (38,1%), con ricadute negative dirette in termini di fatturato. Secondo gli imprenditori, le maggiori preoccupazioni per i prossimi mesi riguardano l’aumento dei costi di approvvigionamento e la conseguente difficoltà di reperire materiali per le lavorazioni oltre che le disdette di ordini da parte dei clienti. Si ipotizza un 25% di calo del fatturato se tali previsioni negative dovessero avverarsi. Il 79,5% degli intervistati infine ha dichiarato che sta assumendo le necessarie precauzioni prescritte dal Ministero della Salute, determinando una positiva reazione del personale. Si pensi che solo l’11,9% degli intervistati ha attivato soluzioni di smart working. Ovviamente vista l’interconnessione dei rapporti economici e commerciali, analoghe situazioni si ripercuotono anche nelle aziende del resto d’Italia.